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Consulenti famiglia Yara: spero che la pm signora Ruggeri non li segua. Stanno portando la vicenda fuori da ogni casistica nota.

Da tempo abbiamo detto che nel caso Yara Gambirasio le indagini hanno preso
una partenza del tutto inefficace e non adeguata, ma è anche vero che poi, solo dopo alcuni mesi, le indagini sarebbero potute rientrare in una situazione tipica. Se non si fossero seguite le indicazioni e richieste di analisti e consulenti della famiglia Gambirasio, che hanno portato credo, alla svolta delle indagini verso il crinale della analisi biologica.
Intanto un primo video, a un anno e mezzo dalla uccisione, che mostra in modo impietoso tutte le trattazioni della televisione.


 Credo che tra un paio di anni, a bocce ferme, quando i giochi saranno finiti (endgames), potrò fare un articolo finale, non più sul caso Yara Gambirasio ma sull'eccezionale caso di una indagine che si è spinta oltre i limiti del fattibile, del percorribile, oltre i limiti dei diritti di terzi, come diceva Taormina, prima di fare un arresto occorreva verificare la presenza delle condizioni di legge e non eseguirlo sulla base di un errore di traduzione, solo per dirne una (peraltro arresto eseguito poi dopo aver fatto rientrare la nave del marocchino, questo la gente non lo sa). 
Ancora ad oggi, a quanto ne sapevamo, il marocchino sarebbe sempre iscritto nel registro degli indagati e questo andrebbe poi spiegato con termini logici e plausibili (la logica guida l'azione della giustizia, sempre che si accordi con le norme, ovvio).
La mia convinzione è che i genitori della povera Yara hanno sbagliato tutto, affidandosi a certi consulenti, a certe amicizie e consigli. Non faccio loro una colpa ma di più di quanto hanno sbagliato non potevano. Se il mio amico professore di procedura penale fosse stato un avvocato della famiglia, avrebbe interpellato un investigatore privato esperto e avrebbe concordato con lui determinate ricerche, da affiancarsi a quelle degli investigatori istituzionali. 
Ma certamente, mi ha detto, prima di infilarsi in ricerche massive sul Dna, avrebbe ascoltato altri pareri esperti ed influenti e in conclusione, avrebbe cercato di convincere i genitori di Yara a mandare a vuoto tali consulenti e piste biologiche. 
Quantomeno, avrebbe lasciato scegliere alla procura, senza alcuna indicazione di propri consulenti e se fosse stato ascoltato, avrebbe detto che la pista del Dna non gli è stata consigliata (dal sottoscritto e da altri). Non si capisce come la famiglia Yara sia arrivata ai consulenti del Dna, questo sfugge e una volta capito questo, allora siamo sicuri che le nostre idee sarebbero anche più chiare di quanto comunque non sono già, almeno per i risultatii o meglio i non risultati cui arriverà tale tipo di metodologia investigativa. Fate vobis.

C'è poi da fare una annotazione di carattere generale: il Dna, ci dice almeno con una ragionevole probabilità di errore talmente bassa da poterla escludere (meno dello 0,0001% se si fanno i 21 loci., ma si sale a 0,001% con tipologie molto imparentate, quindi...), che il Dna rilevato sul resto biologico appartiene a quella specifica persona. Ma questo dovrebbe in una indagine per omicidio, essere eseguito solo per confermare una ipotesi investigativa e indiziaria o meglio ancora, per convalidare ulteriormente le prove raccolte sul presunto colpevole. 
Paradossalmente, il Dna si può utilizzare sempre e subito, per provare il contrario: che le prove raccolte che incastrano una certa persona, sono al contrario smentite dal test del Dna. 
In altre parole, ho un colpevole presunto, ma il Dna lo scagiona. Chiaro che nel caso opposto, ho prove e indizi e il Dna si affianca ad essi, raggiungo una condizione di eccellenza per ottenere una sentenza di colpevolezza. Ma se ho solo la prova del Dna, e magari la solita testimonianza del solito testimone, che gli pare, anzi è certo, ma forse ora non lo è più, di aver visto il tale a quell'ora sulla tal strada, devo fornire le prove che quella persona era, oltre ogni ragionevole dubbio (nel diritto anglosassone), che quella persona non solo era presente sulla scena del crimine ma che è stata anche quella che ha causato la morte da sola o con altri. 
La prova del Dna se troviamo un giovane sui 30 anni, il cui Dna è quello repertato sugli abiti di Yara (sperma), dobbiamo comunque andare oltre il ragionevole dubbio che è stato anche quello che l'ha uccisa. In questo esempio è chiaro che tale presunzione sarà facilmente vinta e si otterrà il taglio della testa dell'offender, ma in altri casi, la situazione si presenta in modi assai meno netti. Esempio: la signorina Tale, ha un rapporto sessuale con sperma in vagina (non protetto) con Paolo, poi arriva qualche ora dopo, per le scale un Tizio che la violenta e la uccide. Faccio il Dna e trovo lo sperma e tracce di Paolo, perché l'altro non emette sperma in vagina e sul corpo o abiti. Capito? Prendo Paolo e gli taglio la testa? Non sarei nell'Oltre ogni ragionevole dubbio, quindi non posso farlo. 

Ecco quindi che il test del Dna serve per confermare una ipotesi già assistita da prove o da un complesso coerente di indizi (non le solite testimonianze sbilenche, basate sulla detection), oppure serve per confermare che il Tale non può essere il colpevole (il Dna non è il suo, mentre il solito testimone è pronto a scommettere la testa di averlo visto con la vittima un minuto prima della sua morte, fatto che poi come si è visto in migliaia di casi, è stato smentito anche da prove del tutto accidentali e fortuite, che appunto contro la convinzione del testimone, lo smentiscono clamorosamente).


Ho avuto modo di seguire attentamente una situazione in cui un consulente della famiglia Gambirasio rispondeva a chi come me addebitava l'aver portato le indagini sul Dna su un binario morto. Costui, con enfasi quasi da retore politico, replicava che tutto quello che è mancato alle indagini, per giungere ad una soluzione, è stato solo un pizzico di fortuna.
Quando poi i giochi saranno diciamo esauriti per raggiunti limiti delle Calende, e la pista del Dna, come sempre sostenuto da me e dai miei colleghi ed amici, avrà rivelato tutta la sua inconsistenza oltre alla spesa di milioni di euro e alla ipotizzata individuazione di un colpevole nel presunto figlio illegittimo di un uomo defunto (che se fosse un mio parente avrei poi passato tutto a un team di avvocati per le azioni del caso), potremo allora tracciare una definitiva delineazione delle figure che hanno operato e mosso le fila del caso Gambirasio.
L'augurio è che i responsabili della Procura vogliano cessare di seguire tali consulenti (e aggiungerei, anche dei vari ex funzionari, poi consulenti dei vari programmi televisivi, che sui soli pochi casi che conosciamo, ripongono le speranze del loro share).
Alla prossima, al

Ecodibergamo
Yara, il pm dice no al consulente: «Nuove analisi? Non necessarie»



Aggiornamento Domenica 14 Aprile 2013

Yara Gambirasio: test Dna negativo, “donna di Rovetta non è la madre del killer”

BREMBATE SOPRA (BERGAMO) – Tanta speranza per aver trovato la madre dell’assassino di Yara Gambirasio. Una donna di oltre 70 anni, di San Lorenzo di Rovetta, a cui pochi giorni fa era stato prelevato il Dna. Speranza durata poco però perchè l’esame ha dato esito negativo. Quella signora, sposata e con tre figli, non è la mamma del killer.
Ricevuto il campione, i carabinieri esperti di genetica si erano sono messi subito al lavoro. Hannoconfrontato il profilo genetico della donna con la parte mitocondriale (la linea materna) del Dna del presunto assassino isolato da piccole macchie di sangue trovate sugli slip e sui leggings della vittima. Ma non è stato rilevato nessun legame di parentela.
Perché il faro delle indagini è stato puntato proprio su quella donna? Ce lo ricorda Giuliana Ubbiali sul Corriere della Sera:
Carabinieri e polizia hanno iniziato a rivoltare come un guanto il paesino della valle dopo la testimonianza di un pensionato di Parre. Aveva lavorato con Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 che per gli inquirenti è il padre del presunto killer, un figlio illegittimo. «Mi aveva confidato di aver messo nei guai una ragazza di San Lorenzo, sarà stato il 1962 o il 1963», la rivelazione ai carabinieri.
È attendibile quel ricordo di 50 anni fa, anche in virtù del fatto che, sentito un anno prima dalla polizia, il testimone non aveva fornito questi elementi? Spetta a chi indaga verificarlo. Fatto sta che, a seguito delle sue indicazioni, gli investigatori hanno acquisito dalle anagrafi gli elenchi di donne sui 70 anni. L’età che dovrebbe avere oggi quella ragazza. Quelle che ancora non erano finite nel calderone dei prelievi del Dna sono state e verranno chiamate per un prelievo di saliva. Nulla si può trascurare. Da oltre due anni gli inquirenti non si danno pace.

Come abbiamo da sempre sostenuto, l'indagine del DNA ormai tracciata in modo grottesco, che copre di ridicolo e mortifica la scienza biologica e criminologica, è stata percorsa ormai fino agli sgoccioli, portando al nulla
E non oso pensare ai prossimi nuovi colpi di scena...


BERGAMO - Il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, il killer di Yara Gambirasio, “Ignoto 1″ per gli inquirenti, oggi avrebbe tra i 50 e i 52 anni. “Ignoto 1″ sarebbe nato “nella Casa dell’Orfano di Clusone (in Val Seriana)”. La madre, dai capelli rossi, avrebbe poi abbandonato il figlio probabilmente fuggendo altrove.
Pochi giorni fa era stato prelevato il dna ad una donna di oltre 70 anni, di San Lorenzo di Rovetta. Test negativo. Lei non è la madre del killer, del figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, di “Ignoto 1″. Questo è tutto quello che sappiamo fin ora.
Clusone però gli inquirenti non hanno trovato nulla. Nessuna conferma. I registri della Casa dell’Orfano, che venne chiusa a metà degli anni ’80, infatti non sono stati trovati. Inoltre un testimone, un amico di Giuseppe Guerinoni sottolinea: “Era uno che amava fare il galante con le donne che prendevano la corriera”.
Come si è arrivati a Clusone, come si è arrivati a i Giuseppe Guerinoni? Chi è Ignoto 1? Ignoto 1 è il nome in codice del killer di Yara Gambirasio. Secondo gli inquirenti Giuseppe Guerinoni potrebbe essere il padre del killer. Tesi a cui gli inquirenti sono arrivati grazie dopo aver analizzato più di 13mila campioni di dna degli abitanti della Val del Riso, comunità montana in provincia di Bergamo. Analisi portate avanti per trovare il killer di Yara Gambirasio che avrebbe lasciato una firma. una firma biologica su slip e leggins della ragazzina.
Le notizie dell’ultima ora parlano di un prelievo di dna spedito con la massima priorità ai Ris di Parma.

Io dico solo che se fossimo nello stato di New York, che conosco bene nel suo funzionamento generale, ci sarebbero almeno un team di 100 avvocati pronti a prendere le parti della famiglia o delle famiglie portate sui giornali, con la presunta accusa di essere i genitori del presunto killer e la storia finirebbe con morti e feriti a livello legale. Partirebbe una battaglia giudiziaria per milioni di dollari, al termine della quale, se la procura di NY dovesse essere soccombente, finirebbe per andare vicina alla bancarotta. 
Come si vede, si continua a pescare nell'acqua fritta, ostinandosi a voler seguire con estrema e tremenda caparbietà, le consulenze ed espertise di periti biologi, che sono solo esperti di una parte infinitesima del processo criminoilogico che porta a individuare un indiziato e a riporre su di esso una serie di indizi e soprattutto di prove, ripeto, PROVE, non solo indizi. Nessuno manda alla camera a gas qualcuno su cui ci sono solo indizi o le solite testimonianze, magari de relato, e a distanza di mesi, che sappiamo essere fallaci al 70%. Se poi siamo di fronte alle detection facciali, allora l'erroe è praticamente certezza, dal momento che si sale a 80% di casi sbagliati.

Credevamo che la pm Ruggeri avesse finito con il convergere, assecondando la nostra richiesta, cioè la richiesta di un team di professionisti e ricercatori di notevolissima esperienza, cessando questa tragica, quanto anche ridicola, se possibile risalita al Dna degli eventuali genitori, finendo per incastrarsi su nominativi di persone defunte da anni.

E' chiaro che i geniacci che stanno lavorando su questa pista del Dna, avevano certamente messo in conto l'ipotesi che si sarebbe potuti finire su una simile situazione, del tutto anomala, fuorviante e al limite del grottesco e ridicolo.
Speriamo che almeno, non si registrino altri casi di carabinieri mandati a bussare alle porte di massaie a centinaia di chilometri di distanza, quasi obbligando la povera signora, a sottoporsi al prelievo di saliva, con la conseguente reazione di suscitare forte allarme e provocare una crisi di ansia.

Capiamo le ragioni della giustizia ma ci sono i diritti invalicabili dei cittadini: mandare a prelevare degli strisci di saliva da squadre di carabinieri in divisa, non sembra una pratica che sia rispettosa dei dettami costituzionali. E anche qui, si può prevedere, che dai e poi ridai, si finisca in qualche guaio del tipo di un cittadino che ricorre ad uno studio legale e inizia a mettere per scritto gli addebiti che sembrano manifestarsi nei fatti dell'agire investigativo.

Se poi, e anche questo capiterà, anziché i cittadini della zona, mettersi in fila per sottoporsi al prelievo del Dna, come strombazzato dalle Tv, qualcuno anche per principio non volesse sottoporsi, cosa succederà? Si inizierà un processo alle intenzioni di tipo mediatico? Già lo vediamo da Vespa, il signore pensionato, magari con un npassato di radicale o liberale, che spiega le ragioni del suo rifiuto, tutte legittime e ragionevolissime, sia ben chiaro. 
Meno ragionevole è continuare a perseverare nella pista del Dna, dopo aver visto a quali tragici risultati è approdata.

Nel video che allego sotto, si ascolta l'intervento di Taormina, certamente uno che non si fa mancare i titoli per potersi esprimere appropriatamente in termini legali. Peccato che lo faccia da un programma in cui si sbandiera La Padania, e con Daniele Martinelli, noto esponente dell'equivoco partito dell'Italia dei Valori (de noantri).

L'arresto del povero marocchino, che poi ha detto essere stato malmenato in caserma. Naturalmente non possiamo escludere che sia vero ma sono propenso a non credergli molto, per esperienza. La macchina del marocchino, il magistato (sempre la pm) ha deciso di non farla analizzare. Sentite cosa dice Gian Gavino Sulas, uomo esperto.


Il marocchino non esprime alcun comportamento tipico dei colpevoli, ma non escludo che sempre per una esperienza consolidata in migliaia di casi revisionati, il marocchino sappia qualcosa. Voglio dire, certamente non è lui l'autore dell'omicidio ma direi che quasi con sicurezza, il nostro amico sa o potrebbe (se volesse) sapere qualcosa e molto, in merito a chi ha compiuto l'omicidio (per  non essere riconosciuto e catturato dopo aver commesso l'atto sessuale, vero  movente dell'azione). Era da qui, dal cantiere di Mapello e da tutti quelli che ci hanno  girato attorno (attorno significa anche nelle vicinanze e nelle ore notturne), che l'indagine doveva e deve trovare i suoi spunti, costi quel che costi ( e chi vuol capire capisca).


Se vogliamo possiamo dire: perché la pm Ruggeri non è stata sostituita ad oggi? La risposta è semplice per noi. Perché la Procura concorda con tutto quanto è stato fatto fino ad oggi, semplice e ovvio. Diversamente il Procuratore capo l'avrebbe rimossa e magari anche spiegando pubblicamente i motivi. E nemmeno la famiglia di Yara ne ha mai richiesto la rimozione, proprio per la saldatura tragica tra i suoi consulenti, maghi del Dna investigativo, la famiglia e la procura.

E a mio avviso, questa pm è una brava persona, che forse si è lasciata prendere la mano da consulenti e dalla famiglia di Yara, forse no, ma certamente posso dire che è un povero diavolo che sta cercando con tutti i mezzi possibili di arrivare alla individuazione del colpevole. Posso criticare tutto ma non posso non riconoscere a questo magistrato di averle tentate tutte e senza forse una esperienza specifica. 
Ecco, per il futuro, posso solo augurarmi che in casi simili, l'esperienza sia ricercata negli specialisti esterni e fuori mercato (dico così), quelli che non accettano incarichi ufficiali ma si limitano solo a seguire, e fornire consigli e pareri (mai per scritto ma solo in forma confidenziale).

Non sono d'accordo con Belotti, che non so chi sia, e credo che solo la famiglia di Yara può eventualmente invocare la sostituzione del pm.




Qui capiamo come lavora la macchina della spazzatura (Libero è il giornale che ha pubblicato la lettera ma non cambia, uno vale l'altro, per dire, niente contro Libero che ha fatto il suo mestiere), con il grande Federico Moccia, un grande scrittore che le indirizza una letterina su richiesta del giornale. Il Guru della letteratura per adolescenti deficienti (non lui ma gli adolescenti che lo leggono), scaltretto e furbetto, una specie di Fabio Fazio in versione letteral pantofolaia.


Qui un video di controtuttelemafie, dove si mostra l'ex uomo della biologia del Ris, ora consulente in proprio (forse perché più lucrativa attività?) Giorgio Portera. E' l'uomo che ha acceso tutta la macchina che ha spinto la famiglia Yara a fare pressanti richieste per l'indagine del Dna di massa. Ma la procura, almeno secondo il nostro modo di vedere, poteva avere lo scrupolo di ascoltare dei pareri di specialisti investigativi e di esperti ricercatori di criminologia e casistiche di sparizione e uccisione come nel caso Yara. Almeno si sarebbe fatta un'idea delle tremende insidie cui andava incontro con la pista Dna. E vedrete a quali colpi di scena si giungerà entro fine anno.... presagiamo. Comunque, ribadisco che non sono per la rimozione della pm Ruggeri, intanto perché le ha tentate tutte, poi perché ha forse seguito persone che non avrebbe dovuto ascoltare. Infine perché sono sempre dalla parte di chi si vuole linciare, non mi piacciono quelli che vogliono tagliare a fette i capri espiatori veri o presunti.


Yara Gambirasio, preso Dna a donna di 80 anni di Clusone. Madre dell’assassino?

Secondo l’esame del Dna, l’uomo (morto nel 1999) è considerato il padre naturale dell’assassino. Dopo aver dato un nome al padre di Ignoto 1, l’identificazione della madre è fondamentale, anche se Guerinoni, sposato con figli, non avrebbe mai rivelato a nessuno frequentazioni extraconiugali.
Il procuratore della Repubblica di Bergamo, Francesco Dettori, ha spiegato che “ci sono state centinaia di segnalazioni del genere” e che “una possibile verifica si fa sempre. Fa parte di una procedura consolidata”.
Alla faccia della procedura consolidata!!!!

Aggiornamento: siccome dal noto testimone, sappiamo che la madre del presunto killer non può avere 80, e quindi stiamo vedendo quanto la pista del dna sia del tutto allo sbando, ecco che salta fuori la nuova presunta madre del presunto killer. Forse...

1 maggio 2014 11:27  

Yara Gambirasio, nuova pista: si cerca madre del killer, avrebbe 46 anni



 La madre del killer di Yara Gambirasio, uccisa a Brembate di Sopra nel 2011, oggi avrebbe 46 anni. Secondo una nuova pista, si tratterebbe di una giovane che nel 1985, a 17 anni, avrebbe avuto una relazione con Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 a 61 anni. Il killer dunque avrebbe meno di 30 anni e ora gli inquirenti continuano le indagini.
Il Corriere della Sera scrive:
“Nei giorni scorsi un uomo, del quale per ora non si conosce il nome, si è presentato dai carabinieri per segnalare che nel 1985 una ragazza di 17 anni della Val Seriana che frequentava un istituto superiore di Clusone era rimasta incinta proprio dell’autista di autobus. La donna quindi, oggi dovrebbe avere 46 anni e sarebbe la madre dell’assassino della giovane ginnasta di Brembate”.
I carabinieri del Ros ora indagano sulla nuova pista e hanno acquisito i registri degli studenti degli istituti superiori tra il 1985 e il 1986 per cercare la madre del killer e incrociare i dati dei registri con quelli delle ragazze madri che hanno partorito negli ospedali della Bergamasca e del Bresciano.

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